Stimatissimo dottore, leggo con estremo interesse ogni articolo che porti la Sua firma sul tema del burnout degli insegnanti in quanto mi ci riconosco totalmente nella descrizione delle cause che lo determinano. Sono una docente di 60 anni, insegno da 37 nella scuola dell’infanzia. Mi sono dedicata anima e corpo a questa splendida professione, i bambini sono stati fonte di gioia e di interesse per una vita intera MA adesso, da circa due anni non è più così. Mi sento svuotata, come se non avessi più niente da dare, priva di energie.
Mi hanno diagnosticato una forma di depressione nevrotica e come terapia antidepressivi, tranquillanti per dormire e riposo.
La mia “disaffezione” al mio lavoro ha origini ben più marcate. Il mio senso di svuotamento, le mie crisi di panico, ogni volta che varco il cancello della scuola, la mia insonnia al pensiero del lavoro del giorno dopo, l’ alternarsi ponderale del mio corpo, la non sopportazione delle crisi di pianto dei piccoli alunni… è diventato un vero e proprio tormento. E, da ultimo, si è aggiunto il mancato pensionamento dovuto alla riforma Fornero. Essere arrivata al traguardo (quota 96 = 60 anni + 36 anni di contributi), aver fatto da tempo nuovi progetti di vita ed essere stata rigettata nel lavoro, ingiustamente, coercitivamente, mi ha letteralmente dato il colpo di grazia. NON HO PIU’ NIENTE DA DARE, SONO SVUOTATA, “BRUCIATA”. E questo non fa bene a me nè ai piccoli alunni che si ritrovano un’insegnante che sogna solamente di scappare il più lontano possibile.
Nella mia condizione ci sono migliaia di docenti del 1952. Cari saluti.
Mi hanno diagnosticato una forma di depressione nevrotica e come terapia antidepressivi, tranquillanti per dormire e riposo.
La mia “disaffezione” al mio lavoro ha origini ben più marcate. Il mio senso di svuotamento, le mie crisi di panico, ogni volta che varco il cancello della scuola, la mia insonnia al pensiero del lavoro del giorno dopo, l’ alternarsi ponderale del mio corpo, la non sopportazione delle crisi di pianto dei piccoli alunni… è diventato un vero e proprio tormento. E, da ultimo, si è aggiunto il mancato pensionamento dovuto alla riforma Fornero. Essere arrivata al traguardo (quota 96 = 60 anni + 36 anni di contributi), aver fatto da tempo nuovi progetti di vita ed essere stata rigettata nel lavoro, ingiustamente, coercitivamente, mi ha letteralmente dato il colpo di grazia. NON HO PIU’ NIENTE DA DARE, SONO SVUOTATA, “BRUCIATA”. E questo non fa bene a me nè ai piccoli alunni che si ritrovano un’insegnante che sogna solamente di scappare il più lontano possibile.
Nella mia condizione ci sono migliaia di docenti del 1952. Cari saluti.
(tratta da Profumo di fregatura )
Allora ritorno, un po' più depresso, alla casella di posta elettronica della mia scuola dove trovo:
come dire che per mantenere il mio misero reddito di insegnante dovrò chiedere a 66 anni (o forse 70?) il part-time!
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