Da un articolo di Paccagnini Ermanno del Corriere della sera.it ripreso anche dalla FLC:
... ingiustizia sociale (nei confronti degli studenti) in un Paese governato dal valore legale del titolo di studio per i concorsi pubblici, e una sostanziale mancanza di educazione alla valutazione. Non è infatti oggettivamente e culturalmente credibile che solo il 3,9 per cento dei maturandi lombardi tocchi il massimo dei voti, quando la media nazionale è del 5,7%, e addirittura del 10% di quella Calabria che (pur in presenza di istituti di eccellenza) le rilevazioni Ocse-Pisa pongono invece quale «fanalino di coda». Né credo che si tratti solo di maggior severità da parte dei docenti lombardi o d’una sorta di familismo orgogliosamente regionalistico altrove: motivo per cui ritengo sì utile, ma non più che palliativo, l’incremento di prove oggettive su scala nazionale (come nel caso della terza prova della maturità) ...
Aggiungo inoltre che se sotto il Pirellone al 100 e lode ci arriva lo 0,45% degli studenti, in Calabria i geni sono l’1,4%, il triplo. Perché, allora, nei test nazionali i primi risultano più preparati?
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