Oltre le chiacchiere e gli scioperi bovini. Cosa aspettiamo a dare forza ad un'alternativa?
Lavoratori della scuola,
la situazione è paradossale: mentre la crisi si abbatte su di noi con una violenza inaudita, nelle nostre scuole, vige la più completa rassegnazione, disfattismo, mancanza di prospettive. Cosa aspettiamo per iniziare ad uscire da questa deprimente situazione?
Il taglio delle compresenze alle elementari, i fondi di istituto ridotti al minimo, la riduzione degli orari di lezione per gli studenti delle medie e superiori, il taglio netto dei docenti di sostegno, degli assistenti di laboratorio, degli organici ATA: un attacco senza precedenti alle nostre condizioni di vita e di lavoro, in piena sintonia con quanto già fatto dai governi precedenti. A tutto vantaggio delle scuole private e di chi se le può permettere.
Per tutta risposta cosa sta avvenendo nei nostri istituti? I docenti di ruolo snobbano quelli con supplenze annuali che, a loro volta, guardano dall'alto in basso quelli con supplenze temporanee; l'intero corpo docente guarda con sufficienza i collaboratori scolastici, i quali poi si rifanno sugli eventuali addetti alle pulizie provenienti da qualche cooperativa esterna, sempre più in difficoltà. Parallelamente subiamo, divisi e scoraggiati, presidi-manager sempre più autoritari, circondati dalle loro clientele e che ora devono anche classificarci in buoni e cattivi.
I sindacalisti poi fanno di tutto per fiaccarci con scioperi ad avvio lento, ma ritiro rapido.
In questa situazione, ormai normalità, la protesta, la ribellione, la rabbia, sono fondamentalmente assenti: qualcuno parla di blocchi delle attività aggiuntive, qualcun altro alza la voce e fa le sue sparate, ma di fatto non si è minimamente capaci di proporre azioni di protesta nelle scuole, né, tanto meno, di coinvolgere le famiglie.
Del fatto che dobbiamo solidarizzare con gli altri insegnanti che, come noi, stanno subendo i medesimi attacchi, nessuno fa parola.
Ecco a cosa ci hanno portato: divisi tra di noi, scoraggiati, isolati dagli altri lavoratori non siamo altro che mansueti bovini che i sindacati stanno portando silenziosamente al macello, per sostenere le esigenze della crisi del capitale.
Basta!!
Invito i lavoratori più sensibili e determinati a muoversi, con le famiglie e gli studenti delle superiori, fuori e contro le logiche sindacali e “isolazioniste”.
È ora di farla finita con la rassegnazione, con i parolai, con i burocrati, con i stanchi sindacati incapaci di sviluppare una critica unitaria e radicale tanto alle riforme quanto al sistema che le ha generate.
La resistenza alla riforma, la critica alla scuola per pochi, la costruzione di un autentico percorso di lotta devono necessariamente assumere come base alcuni punti fermi:
la situazione è paradossale: mentre la crisi si abbatte su di noi con una violenza inaudita, nelle nostre scuole, vige la più completa rassegnazione, disfattismo, mancanza di prospettive. Cosa aspettiamo per iniziare ad uscire da questa deprimente situazione?
Il taglio delle compresenze alle elementari, i fondi di istituto ridotti al minimo, la riduzione degli orari di lezione per gli studenti delle medie e superiori, il taglio netto dei docenti di sostegno, degli assistenti di laboratorio, degli organici ATA: un attacco senza precedenti alle nostre condizioni di vita e di lavoro, in piena sintonia con quanto già fatto dai governi precedenti. A tutto vantaggio delle scuole private e di chi se le può permettere.
Per tutta risposta cosa sta avvenendo nei nostri istituti? I docenti di ruolo snobbano quelli con supplenze annuali che, a loro volta, guardano dall'alto in basso quelli con supplenze temporanee; l'intero corpo docente guarda con sufficienza i collaboratori scolastici, i quali poi si rifanno sugli eventuali addetti alle pulizie provenienti da qualche cooperativa esterna, sempre più in difficoltà. Parallelamente subiamo, divisi e scoraggiati, presidi-manager sempre più autoritari, circondati dalle loro clientele e che ora devono anche classificarci in buoni e cattivi.
I sindacalisti poi fanno di tutto per fiaccarci con scioperi ad avvio lento, ma ritiro rapido.
In questa situazione, ormai normalità, la protesta, la ribellione, la rabbia, sono fondamentalmente assenti: qualcuno parla di blocchi delle attività aggiuntive, qualcun altro alza la voce e fa le sue sparate, ma di fatto non si è minimamente capaci di proporre azioni di protesta nelle scuole, né, tanto meno, di coinvolgere le famiglie.
Del fatto che dobbiamo solidarizzare con gli altri insegnanti che, come noi, stanno subendo i medesimi attacchi, nessuno fa parola.
Ecco a cosa ci hanno portato: divisi tra di noi, scoraggiati, isolati dagli altri lavoratori non siamo altro che mansueti bovini che i sindacati stanno portando silenziosamente al macello, per sostenere le esigenze della crisi del capitale.
Basta!!
Invito i lavoratori più sensibili e determinati a muoversi, con le famiglie e gli studenti delle superiori, fuori e contro le logiche sindacali e “isolazioniste”.
È ora di farla finita con la rassegnazione, con i parolai, con i burocrati, con i stanchi sindacati incapaci di sviluppare una critica unitaria e radicale tanto alle riforme quanto al sistema che le ha generate.
La resistenza alla riforma, la critica alla scuola per pochi, la costruzione di un autentico percorso di lotta devono necessariamente assumere come base alcuni punti fermi:
- Non vi è difesa reale delle nostre condizioni di vita e di lavoro se non ci battiamo in maniera solidale innanzitutto per chi sta peggio di noi (vedi docenti di ruolo e supplenti o ATA e personale tecnico in appalto), se, alle superiori, non partecipiamo alla maturazione della coscienza dei “nostri” studenti, se non ci poniamo il problema di coinvolgere le famiglie, se non ci schieriamo incondizionatamente in solidarietà con tutti gli insegnanti precari che in questo periodo stanno subendo attacchi violentissimi e stanno perdendo il posto di lavoro.
- Dobbiamo autorganizzarci e smetterla di affidarci a questo o quel sindacato, dobbiamo - per cominciare - dare vita a strumenti di controinformazione che esprimano con chiarezza a colleghi, genitori e studenti la gravità della situazione, la necessità di elaborare forme nuove di opposizione: le semplici occupazioni studentesche e gli scioperi fin qui avanzati sono insufficienti. Dobbiamo elaborare forme nuove per esprimere la nostra resistenza e la nostra lotta nella quotidianità scolastica.
- La nostra lotta contro la crisi (della quale la riforma non è che una conseguenza) deve e può partire dal basso, dalle situazioni concrete. Per esempio, dichiarando pubblicamente che non è possibile fare lezione se le classi sono divise a causa dell'assenza di supplenti, coinvolgendo i colleghi in attività collettive, sviluppando con i ragazzi la critica alla situazione attuale, costruendo con i genitori forme di protesta, cercando contatti e collaborazioni con i lavoratori di altri istituti, solidarizzando tra noi... insomma, non perdendo nemmeno un'occasione tra quelle possibili
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